martedì 12 marzo 2013

Benedetto XVI e il dialogo tra scienza e fede: ragione e verità nella libertà e nell'amore



Come ormai è ben noto, dalla sera del  28 febbraio scorso Benedetto XVI è divenuto Pontefice emerito ed è ormai concluso il suo magistero petrino. Essendo già in corso il Conclave, fra poche ore, o fra pochissimi giorni, avremo un nuovo Pontefice.
Certamente, lo studio sulle sue pubblicazioni e in generale su tutti i suoi scritti (comprese le omelie, i discorsi pronunciati in occasione di udienze e dell'Angelus della domenica, ecc.) - sia come Joseph Ratzinger, sia come Benedetto XVI - è agli inizi e per la vastità, la ricchezza e la profondità costituirà un tesoro permanente per tutta la Chiesa, sia per teologi e religiosi, sia per tutti i fedeli e anche per chi non è credente, ma sa riconoscere e apprezzare il valore, la profondità, la coerenza e la bellezza dei contenuti trattati.
Ora sarebbe ovviamente impossibile, e anche presuntuoso, tentare di fare un bilancio o una sintesi del contributo di Benedetto XVI  per quanto riguarda il rapporto tra fede e ragione o tra fede e scienza, e, nel tempo, ci saranno tante occasioni e tanti studiosi che lo faranno. Qui, anche a titolo di piccolo omaggio e molto 'misero' ringraziamento a Benedetto XVI, ci si limiterà soltanto a ricordare e menzionare qualche punto molto rilevante o originale, destinato a restare come un punto fermo, da non dimenticare e di 'non ritorno' nel dialogo tra scienza e fede.
Il primo aspetto da citare è racchiuso nel titolo di questo stesso blog: la ragione. Penso che grazie a questo Pontefice ora non si possa fare a meno di ripensare e di utilizzare molto di più la 'ragione' specialmente nel fondare il rapporto tra scienza e fede. Giovanni Paolo II aveva scritto l'enciclica dal titolo Fides et Ratio (1998) e con il suo lunghissimo pontificato ha dato un contributo fondamentale e un impulso straordinario al dialogo tra scienza e fede. Benedetto XVI mi pare che da parte sua sia riuscito a sottolineare in modo particolare il ruolo della ragione 'a tutto campo', andando al di là della ragione sia come 'filosofia', sia come 'razionalità' (intesa come base della scienza empirica), ma piuttosto intendendola come "Logos" divino e Logos che è Verbo creatore.
Ad esempio, nell'omelia della veglia pasquale del 2011, il Pontefice aveva spiegato: "Il mondo è un prodotto della Parola, del Logos, come si esprime Giovanni con un termine centrale della lingua greca. "Logos" significa "ragione", "senso", "parola". Non è soltanto ragione, ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all’origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà". 
Si può senz'altro dire che Benedetto XVI ha saputo sviluppare e approfondire quanto era stato scritto nell'Enciclica dal suo precedessore, riprendendo anche tutta la tradizione e la filosofia cristiana da Sant'Agostino in poi. Il 'motto' che sintetizza questa visione è "allargare i confini della ragione" e lo si può ritrovare sotteso a molti dei suoi discorsi e interventi. E' in occasione del ben noto discorso all'Università di Regensburg (12 settembre 2006) che si trova forse enunciato da Benedetto XVI questo concetto fondamentale nel modo più esplicito: "Si tratta invece di un allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa. [...] Ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze".
Un secondo elemento, strettamente collegato alla ragione come Logos sopra esposta, è costituito dal concetto di verità. E' infatti grazie alla ragione che l'uomo può giungere alla verità, una verità che l'uomo trova perché è 'offerta'. Lo scienziato, che con la ragione e per mezzo della razionalità studia e comprende intelligibilmente la natura con i suoi fenomeni e le sue leggi, trova e riconosce nel Logos una ragione superiore, onnipotente e che non è d'origine umana, ma divina, e che è la verità. "Questo è il punto d'incontro - affermava il Pontefice nel Discorso alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze (28 ottobre 2010) - fra le scienze naturali e la religione. Di conseguenza, la scienza diventa un luogo di dialogo, un incontro fra l'uomo e la natura e, potenzialmente, anche fra l'uomo e il suo Creatore". E ancora, come aveva spiegato Benedetto XVI due anni prima nel discorso pronunciato in occasione del X anniversario dell'enciclica Fides et Ratio (16 ottobre 2008): "Da qualsiasi parte avvenga la ricerca della verità, questa permane come dato che viene offerto e che può essere riconosciuto già presente nella natura. L'intelligibilità della creazione, infatti, non è frutto dello sforzo dello scienziato, ma condizione a lui offerta per consentirgli di scoprire la verità in essa presente". E, in particolare, la verità della Rivelazione è una verità che l'uomo non potrebbe raggiungere da solo, ma che allo stesso tempo non contraddice né si pone come alternativa a quella della ragione, ma la amplia e innalza al mistero. E ancora è la ragione più alta, intesa come Logos, come Verbo, che conduce alla Verità nel senso più alto ("Io sono la via, la verità e la vita", Gv. 14, 1-6.). A partire da questo punto saldo che Benedetto XVI affrontò e sviluppò a più riprese la sua 'battaglia' contro la dittatura del relativismo (così definita nell'omelia pronunciata, dall'allora Cardinale Ratzinger, nella Messa 'Pro Eligendo Pontefice' il 18 aprile 2005) che ha come sue premesse la negazione della verità e la 'sfrenata' contestualizzazione e provvisorietà di ogni teoria.
Per concludere, il terzo elemento da ricordare è costituito dal binomio libertà - amore, elementi che già sono emersi prima e che confermano come il pensiero di Benedetto XVI sia così ben fondato, coerente e lucido nel suo armonioso sviluppo.
L'uomo, per quanto possa conoscere attraverso la razionalità scientifica, non ha trovato e non trova tutte le 'risposte' che cerca, e verifica che una visione completamente deterministica e prevedibile della natura e della realtà si rivela in realtà falsa e illusoria. Questo dimostra come ci sia il fattore della libertà, che sfugge alla pura e mera razionalità scientifica: c'è la libertà nella natura e c'è la libertà come dimensione costitutiva dell'uomo, che gli dà la capacità di scegliere e volere - la volontà - e dunque di decidere cosa studiare e come usare tali conoscenze, anche riconoscendo che non c'è un unico modo giusto di farlo, ma diversi, tenendo presente l'integralità della persona umana.
L'uomo, inoltre, desidera conoscere la verità perché è mosso dal desiderio e dalla passione, perché è animato e spinto dall'amore della verità e finché non la trova non è appagato, non è in pace: è la tipica dinamica dell'eros. Benedetto XVI aveva infatti affermato nel già citato discorso in occasione del X anniversario dell'enciclica Fides et Ratio: "La ricerca della verità dà i suoi frutti soprattutto quanto è sostenuta dall'amore per la verità. Ha scritto Agostino: 'Ciò che si possiede con la mente si ha conoscendolo, ma nessun bene è conosciuto perfettamente se non si ama perfettamente' (De diversis quaestionibus 35,2)." E ancora nella veglia pasquale del 2011, Benedetto XVI precisava: "La Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina. E siccome è Ragione, essa ha creato anche la libertà; e siccome della libertà si può fare uso indebito, esiste anche ciò che è avverso alla creazione. Per questo si estende, per così dire, una spessa linea oscura attraverso la struttura dell’universo e attraverso la natura dell’uomo. Ma, nonostante questa contraddizione, la creazione come tale rimane buona, la vita rimane buona, perché all’origine sta la Ragione buona, l’amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato. Per questo possiamo e dobbiamo metterci dalla parte della ragione, della libertà e dell’amore – dalla parte di Dio che ci ama così tanto che Egli ha sofferto per noi, affinché dalla sua morte potesse sorgere una vita nuova, definitiva, risanata".
A questo riguardo e in conclusione, non si può non menzionare il fatto che la prima enciclica di Benedetto XVI s'intitolò Deus caritas est. Senza poter dare spazio ad un riflessione su questa enciclica, che ci condurrebbe molto lontano, è evidente che, al di là e alla fine del dialogo tra fede e ragione e tra fede e scienza, c'è e rimane la Verità  fondamentale  primaria: Dio è l'Amore di per sé,  è la fonte e il culmine, e, di conseguenza, l'uomo può trovare il pieno appagamento della sua sete di conoscenza soltanto in Dio, Alfa e Omega, amandolo e contemplandolo.